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Perché un Imprenditore dovrebbe diventare un Chief Happiness Officer?

di Daniele Ielli e Daniela Di Ciaccio

Dietro ogni impresa di successo c’è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa.

Peter Ferdinand Drucker

Quando mi è arrivata la richiesta di scrivere un contributo sul perché un imprenditore dovrebbe diventare il Chief Happiness Officer della propria azienda, ho risposto alla velocità della luce e mi sono sentito orgoglioso: chi meglio dell’ideatore di Imprenditore Felice può condividere la propria esperienza con altri imprenditori? avranno pensato…

Dopo l’entusiasmo dei primi attimi ha fatto però capolino la responsabilità, e anche un po’ il timore, di non essere all’altezza di esplicitare tutti i motivi e i vantaggi dell’intraprendere questo percorso che implica un vero e proprio cambiamento culturale della nostra visione del lavoro e del successo.

E tuttavia mi son detto: chi se non l’imprenditore, che per DNA possiede il coraggio di rischiare, sfidare l’incertezza e mettere in gioco se stesso può comprendere e abbracciare l’opportunità offerta dal ripensare il lavoro e il business mettendo al centro la felicità?

Le ragioni per cui l’imprenditore dovrebbe essere un Chief Happiness Officer, o promuovere questa figura nella sua impresa, sono in realtà molte più di quelle che immagini.

Dovrebbe farlo prima di tutto per il bene della sua impresa, dei suoi collaboratori e di se stesso, perché mettere al centro la felicità dei collaboratori significa garantirsi la crescita del business e la generazione di un benessere diffuso.

Un vero imprenditore sa che l’infelicità al lavoro costa cara e si traduce in assenteismo per malattia, maggior rischi di errori e incidenti, perdita di produttività. Poiché è abituato a fare i conti e analizzare trend e numeri, non sottovaluta i dati riportati da autorevoli istituti, come Gallup e Greenberg, che certificano come una cultura positiva determini un +300% di innovazione, un +31% di produttività e che sia diventata, quindi, una leva critica per garantire successi a lungo termine, crescita, stabilità e vantaggi competitivi per la propria organizzazione.

Vi sono due tipi di aziende: quelle che cambiano e quelle che scompaiono.

Philip Kotler

Tra alcuni anni il Chief Happiness Officer sarà obbligatoriamente presente in tutte le aziende mediamente organizzate, evoluzione naturale del ruolo del Responsabile HR o come suo valente partner nella gestione del processo di sviluppo organizzativo.

L’imprenditore lungimirante non solo vorrà toccare con mano i vantaggi della scienza della felicità applicati all’organizzazione aziendale, ma diventerà il tutor di quella che sarà una tra le figure più importanti dell’organigramma: per la sua capacità di leggere gli scenari futuri e valutarne gli impatti in modo da guidare le scelte, le politiche e i programmi che hanno a che fare con le persone e l’organizzazione nell’ottica dell’efficacia e della sostenibilità, anche economico-finanziaria, o di mettere in campo le pratiche e gli strumenti più idonei ad aumentare energia, motivazione e performance.

Perché ne sono così convinto? Perché sono un piccolo imprenditore e ho potuto sperimentare sulla mia pelle che il più importante asset dell’azienda sono le Persone. Se sappiamo bene che quando stiamo male, quando siamo stressati, preoccupati o in ansia rendiamo decisamente meno, perché dovrebbe essere difficile credere al contrario, cioè che in una condizione di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale siamo molto più motivati, molto più creativi, molto più efficaci?

La Scienza della Felicità e il percorso di sviluppo in Chief Happiness Officer mettono oggi a disposizione dell’imprenditore competenze, strumenti e pratiche testate e solide per massimizzare l’efficienza organizzativa, creando un ambiente di lavoro positivo, un contesto in cui collaboratori, management e direzione condividono gli stessi valori, i talenti sono valorizzati e trovano terreno fertile.

Aziende che ritornano ad essere ricettacoli di creatività, fiducia, motivazione, benessere diffuso e perché no, a contribuire allo sviluppo dei territori e delle comunità in cui sono inserite.

Ultimo ma non per importanza, andrebbe considerato il vantaggio personale dell’intraprendere questo percorso, che risiede nella formazione e nello sviluppo di Sé, nel consolidamento delle proprie capacità di gestire stress e complessità, rimanere lucidi ed efficaci nel momento delle scelte difficili e nel poter accedere ad una comunità di persone e professionisti simili con cui condividere, confrontarsi, fare rete e sconfiggere la sensazione di solitudine che molti imprenditori avvertono.

Scoprirai, infatti, che nuove scoperte scientifiche hanno dimostrato che ci siamo evoluti grazie alla cooperazione e che più conflitto e competizione generiamo, più ci allontaniamo dalla nostra vera natura e dal successo, come imprenditori e come intera specie.

Gli imprenditori sono persone che prendono l’acqua gelata che viene buttata sulle loro idee, la scaldano con l’entusiasmo, ne fanno vapore e si spingono avanti.

Harvey B. Mackay

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